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Ciao RUNNERS, ho una domanda per voi. Quante volte vi è capitato di correre con dolore al TENDINE d’ ACHILLE ? Quante volte avete dovuto fermarvi o modificare gli allenamenti a causa sua?

Il tendine d’Achille assorbe circa la metà del carico di tutto l’arto inferiore durante l’impatto. Immagazzina energia e la restituisce con l’alternanza di carico e scarico, nelle fasi della corsa.

La sua struttura, un intreccio di fibre del muscolo soleo e dei due capi del gastrocnemio, gli conferisce un’alta capacità di carico ed è fondamentale per nella gestione della superficie d’appoggio e per il controllo di piede-caviglia.

Purtroppo ha un’incidenza di infortunio molto alta, sopratutto nei runners.

Come gestire e riabilitare una TENDINOSI ?

APPROCCIO OLD SCHOOL

L’approccio vecchia scuola parte dal concetto che la rottura di fibre di collagene del tendine genera infiammazione e quindi si deve mettere tutto a riposo.

Correggere la cinematica prima di tornare a caricare l’arto.

Riabilitazione con tecniche passive e conservative : massaggio, mobilizzazione, ultrasuoni, tecar, kinesiotaping, tutori.Questo approccio riceve un bel NO !

APPROCCIO BASATO SU NUOVI STUDI

IL tendine attraversa tre fasi cicliche REATTIVA- RIPARATIVA- DEGENERATIVA

IL CARICO vince su tutto!

IL DOLORE va considerato, ma non deve essere preso come elemento per non caricare.

Iniziare con lavoro ISOMETRICO ad azione analgesica e poi CARICO PROGRESSIVO.

Evitare COMPRESSIONI ( stretching e dorsi-flessione no! )

Esercizi ECCENTRICI ad alto volume, ALTI CARICHI e ripetizioni lente.

Lavorare inizialmente sulla capacità del tendine a IMMAGAZZINARE ENERGIA, infine sulle capacità di rilascio della stessa.

La corretta gestione dei carichi è fondamentale per garantire l’adattamento del tendine!

IMPORTANTE : il tendine ha bisogno di molto tempo per guarire completamente, NON CI SONO SCORCIATOIE.

Ha bisogno di un MUSCOLO FORTE.

Ha bisogno di una CATENA CINETICA FLUIDA e FLESSIBILE.

Sono questi due elementi combinati che garantiscono la salute del tendine!

Ft. Alessandro Campanile

Ciao Runner, oggi è venuto in ambulatorio un tuo collega. Terza distorsione di caviglia nell’arco di sei mesi, visti i risultati, ha capito che quello che aveva fatto fino a quel momento andava perlomeno rivisto. Non arrivare anche tu in queste condizioni! Ci sono delle strategie da utilizzare nelle distorsioni di caviglia, fin dalla fase acuta, che hanno un’evidenza di efficacia, altre purtroppo sono fallimentari.

Qualche dato:

La distorsione di caviglia è l’infortunio all’arto inferiore più frequente e con un tasso di recidiva altissimo.

Una riabilitazione adeguata riduce la possibilità di recidiva.

Il 40% sviluppa una instabilità cronica di caviglia.

Cosa fare subito dopo una distorsione di caviglia??

Nella maggior parte dei casi, e se sei uno sportivo ti sarà capitato , ti proporranno il protocollo RICE, un trattamento conservativo dove l’efficacia della combinazione dei sui elementi costitutivi, Rest ( riposo), Ice ( ghiaccio), Compression ( compressione), Elevation ( elevazione ) è molto dibattuta, hanno un livello di evidenza ridotto. Il ricorso al protocollo RICE erogato in maniera isolata nel trattamento delle Distorsioni di Caviglia acuta pare quindi discutibile, senz’altro non rappresenta il gold standard terapeutico.

Di recente è stato proposto da un team canadese il protocollo PEACE&LOVE.

PACE è riservato alla fase acuta e sta a significare Protezione, Elevazione, Antiifiammatori ( da minimizzare o non usare), Compressione, Educazione.

LOVE è da utilizzare dopo qualche giorno dal trauma e sta a significare Carico, Ottimismo, Vascolarizzazione, Esercizio.

Il protocollo PACE&LOVE, alla luce delle evidenze di efficacia, è attualmente l’approccio di elezione in caso di lesione acuta dei tessuti.

Se stai cercando un rimedio efficacie alla tua distorsione di caviglia, in fase acuta o pregressa, contattami, progetteremo assieme il percorso più performante per tornare ad allenarti in sicurezza! I miei pazienti non si arrendono mai !

Ft. Alessandro Campanile

LO STRETCHING SERVE O NON SERVE ??

Ciao Atleta! Sullo stretching avrai ormai sentito di tutto, farlo prima della attività sportiva, dopo, farlo statico, dinamico, e bla, bla, bla…ma le evidenze scientifiche cosa dicono sullo stretching??

Ho provato a condensare i dati dei più recenti studi su due questioni

MIGLIORA LE PRESTAZIONI ? PREVIENE GLI INFORTUNI ?

PRESTAZIONI :

Lo stretching statico eseguito prima della performance motoria riduce la prestazione del 3,7%, riduce la forza concentrica del 10.2%

Lo stretching dinamico eseguito ad alta frequenza per più di due minuti prima della performance migliora del 7% lo squat jump, del 10% il drop jump, del 1,3 % il running, del 6,7 % gli sport di forza come il powerlifting.

Alla luce di questi dati, spero che tu non abbia più dubbi su come effettuare stretching prima della gara o dell’allenamento!

PREVENZIONE :

Da diversi studi, tra cui uno del 2017 sugli endurance running emerge che lo stretching non ha nessuno effetto sulla riduzione dell’incidenza di infortuni.

Anche dal punto di vista curativo nel post infortuni, non vi è nessuna evidenza della sua efficacia.

A cosa serve quindi lo stretching ??

Fine a se stesso a nulla! Ha senso quando vi è necessità di migliorare un R.O.M. articolare, può migliorare la tolleranza del muscolo ad essere stirato, ma è efficacie solo se contestualizzato e sport specifico, integrato in un programma di riequilibrio delle tensioni delle catene miofasciali ( es. Metodo Mezieres ).

Un buon equilibrio delle tensioni e una buona attivazione delle catene miofasciali riduce gli infortuni del 35%.

L’allenamento di forza muscolare, progressivo e che includa componenti eccentriche riduce il rischio infortuni del 70%.

Bene Atleta… dacci dentro, buon allenamento!!

FT Alessandro Campanile

Performance Sportiva e Postura

Chi si allena con costanza ha generalmente una buona percezione del proprio corpo e la consapevolezza che uno squilibrio tra le tensione delle catene miofasciali può produrre una diminuzione della performance e nel tempo portare a infortunei da sovraccarico. Spesso capita ad atleti professionisti di lamentarsi del fatto che pur seguendo la progressione prevista dal loro piano di allenamento, arrivino a un punto in cui non c'è più un miglioramento della performance, l'atleta entra in una sorta di "stallo". Facendo un paragone è come se, pur aumentando la potenza del motore di una macchina la stessa non riesca a rendere maggiormente... cosa succede?..Perchè ? Restando all'esempio, posso dirvi che se su quella macchina ci si scorda di togliere il freno a mano , possiamo aumentare la potenza del motore quanto volete, non andrà più veloce, anzi rschia di andare in pezzi! Questo è quello che frequentamente accade, ci si concentra sull'aumento del carico di lavoro, sulla diminuzione dei tempi, sottovaluntando che il nostro corpo è una macchina ,che per rendere al massimo deve essere perfettamente bilanciata. La rieducazione posturale e la posturologia clinica applicata allo sport deve essere interpreta in quest' ottica, prevenzione degli infortuni e miglioramento delle performace attraverso una " messa a punto "del sistema mio-fasciale.

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